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1968: L’inizio del cambiamento
Anche in Italia, come in molti altri paesi, cinquant'anni fa scoppiava la protesta studentesca. Ma il Sessantotto italiano ha avuto le sue specificità. Ascoltiamo quali in un articolo di carattere storico.
Roma, 1° marzo 1968, ore 10 del mattino. Piazza di Spagna è gremitogesteckt vollgremita. Più di 4.000 studenti protestano contro l’università, che giudicarehalten, (be)urteilengiudicano antiquatoveraltetantiquata e autoritaria, e contro la polizia, che la sera prima ha sgombrareräumensgombrato la facoltà di Architettura occupata. Fra loro ci sono anche tanti il/la licealeGymnasiast, -inliceali. sfilareziehenSfilano lungo le strade del centro e raggiungono Valle Giulia, poco distante da Piazza del Popolo, dove si trova la facoltà di Architettura che è ancora presidiarekontrollieren, überwachenpresidiata dalla polizia. Sollevano cartelli che inneggiare(hoch)preiseninneggiano al “il potereMachtPotere studentesco”; rivendicareeinfordernrivendicano il il dirittoRecht, Anspruchdiritto allo studio per tutte le classi sociali; insorgeresich erhebeninsorgono contro le le tasse (pl.) universitarieStudiengebührentasse universitarie troppo alte e contro professori arroganti, che definiscono “baroni”. Le avvisaglie di quello che stava per succedere c’erano già state. A Trento, due anni prima, gli studenti di Sociologia avevano fatto sentire la loro voce e a novembre del 1967, a Torino, era stata occupata la facoltà di Architettura. Ma a Valle Giulia, quel giorno, succede qualcosa di più.
Quando il il corteoDemonstrantenzug, Umzugcorteo raggiunge la bella scalinata che porta alla facoltà, non scapparefliehenscappa di fronte alla la caricaAngriff, Ladungcarica della polizia, che è famigeratoberüchtigtfamigerata perché violentissima. “Non siam scappati più!” recita il il ritornelloRefrainritornello di una canzone famosa che racconta quei il fattoEreignisfatti [“Valle Giulia” di Paolo Pietrangeli, n.d.r.]. Quando vengono scaraventareschleudern, stürzenscaraventati giù dalle scale e pestaretretenpestati a sangue, gli studenti rispondono lanciando uova e sassi contro i poliziotti. C’è chi afferma che a scatenareauslösenscatenare la violenza siano stati alcuni ragazzi della destra radicale infiltrati. Di fatto, dopo due ore di battaglia, si registrano ben 148 il feritoVerletzterferiti tra le forze dell’ordine e 478 tra gli studenti. I giornali cosiddetti borghesi, come il Corriere della Sera, La Stampa e il Messaggero, condannareverurteilencondannano i ragazzi, li definiscono “figli di papà” con la testa piena di idee pseudorivoluzionarie. Contro di loro levarsisich erhebensi leva anche la voce di un grande poeta, Pier Paolo Pasolini che, seppure schierato a sinistraauf der Seite der Linken stehenschierato a sinistra, antiborghese e anticonformista, scrive una poesia carica di il disprezzoVerachtungdisprezzo: Vi odio come odio i vostri papà. Buona razza non mente. Avete lo stesso occhio cattivo. Siete pavidofeig, ängstlichpavidi, incerti, disperati, ma sapete anche come essere prepotenti, il ricattatoreErpresserricattatori, sicuri e sfacciatounverschämtsfacciati: la prerogativaSonderrechtprerogative piccolo-borghesi, cari. Quando ieri a Valle Giulia avete fare a bottesich prügelnfatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono figli di poveri. Anche lui si sbaglia, e alla grandehier: und zwar ordentliche alla grande, perché quella battaglia che sembra un gioco di ragazzi è una la micciaLunte, hier: Pulverfassmiccia che esplode, la cui onda d’urto si propaga presto in tutta Italia. Nel maggio del 1968 tutte le università, tranne la Bocconi di Milano, sono occupate.
La protesta, che come uno tsunami arriva dalla California e travolgeremitreißentravolge tutta l’Europa, investireanfahren, hier: treffeninveste la società italiana e la cambia radicalmente nel profondo. Le la rivendicazioneForderungrivendicazioni che da anni covareausbrüten, hegencovano in ambienti radicali diventano all’improvviso la battaglia di tanti. La protesta esce dalle università ed entra nelle fabbriche; gli studenti solidarizzaresich solidarisierensolidarizzano con gli operai. Insieme a loro organizzano lo scioperoStreikscioperi, chiedono il il rinnovoErneuerungrinnovo dei il contratto di lavoroTarifvertragcontratti di lavoro, l’aumento dei il salarioLohnsalari, la diminuzione degli orari. Fra il settembre e il dicembre del 1969, nei mesi del cosiddetto “autunno caldo”, sono più di cinque milioni i lavoratori coinvolti nelle proteste. I primi a raggiungere dei risultati sono gli operai metalmeccanici, con un nuovo contratto di lavoro. Ma è solo l’inizio di una stagione di conquiste sindacalegewerkschaftlichsindacali che porterà al rinnovo dei contratti di tutte le principali la categoriaBerufsgruppecategorie e alla nascita dello Statuto dei lavoratori, una lunga serie di la normaVorschrift, Normnorme che spaziare da … areichen von … bisspaziano dalla sicurezza e protezione sul lavoro spaziare da … areichen von … bisalla difesa da un il licenziamentoKündigunglicenziamento arbitrariowillkürlicharbitrario, portando un decisivo miglioramento delle condizioni di tutti.
Perfino il mondo cattolico non sfugge allo spirito rivoluzionario del momento. Anche il Vaticano fare i contiabrechnenfa i conti con i suoi figli ribelli. È un movimento che parte da lontano. Nel 1965 un gruppo di il cappellanoKaplancappellani scrive un pamphlet contro chi rifiutarsisich weigernsi rifiuta di fare il servizio militare e praticareausübenpratica l’l’obiezione (f.) di coscienzaWehrdienstverweigerung aus Gewissensgründenobiezione di coscienza. Nello stesso anno, un prete ribelle, don Lorenzo Milani, risponde con un libro sessantottino nello spirito, L’obbedienza non è più una la virtùTugendvirtù: “L’obbedienza non è l’unico modo di amare la la leggeGesetzlegge – scrive coraggiosamente Don Milani, – lo è anche cercare di cambiarla, se non tutelareschützentutela i più deboli. Non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservareeinhaltenosservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il il soprusoMissbrauchsopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate”.
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