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    I pregiudizi su e degli italiani

    DIFFICILE
    Adesso 10/2021
    Italiener: Adjektive
    Von Salvatore Viola

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    Parliamo di società. Quali sono i pregiudizi che riguardano gli italiani e come vediamo noi gli altri popoli? I pregiudizi prendono piede facilmente e sono difficili da sfatare, ma esiste un modo infallibile per farlo. Scopriamolo insieme.

    La nostra la casa editriceVerlagcasa editrice compie 40 anni. È stata fondaregründenfondata nel lontano 1981. A Spotlight, la prima la testataZeitschrift, Zeitungtestata in inglese, si sono aggiunte nel tempo quelle che tutti conoscete: Ecos, Écoute, l’ultima arrivata Deutsch Perfekt e, naturalmente, la nostra e vostra ADESSO. Con le riviste sono arrivati redattori, giornalisti, grafici, il tecnico informaticoIT-ler, Informatikertecnici informatici da tutto il mondo. Inglesi, americani, canadesi, australiani, spagnoli, colombiani, peruviani, francesi, belgi, pakistani, italiani, polacchi e, ovviamentenatürlichovviamente, tedeschi. Sicuramente ho dimenticato qualche nazionalità, ma l’l'elencoListeelenco è utilehilfreichutile per rendere concreta e palpabilegreifbarpalpabile la realtà che viviamo ogni giorno: basta fare una passeggiata in corridoio per sentire parlare quattro o cinque lingue diverse, perché qui, in pochi metri quadri, è concentrata una bella la fettaStück, Teilfetta di mondo. Lavorare alla Spotlight è un po’ come essere continuamente in viaggio. E non è forse il viaggio il modo migliore per conoscere e confrontarsisich auseinandersetzenconfrontarsi con gli “altri”? Non è anche il modo migliore per confrontarsi anche con se stessi e con i propri pregiudizi? C’è un il punto di osservazioneBeobachtungspunktpunto di osservazione più privilegiato del nostro?

    Ach, die Italiener!

    Noi, intenderemeinen, beabsichtigenintendo noi di ADESSO, nell'arco di una giornataim Laufe eines Tagesnell’arco di una giornata prendiamo in genere tre caffè (espressi). Uno si alza e dice: “Chi prende il caffè?” Nel giro di un minuto tutta la redazione (compreso chi il caffè non lo prende) si ritrova, per una meritatowohlverdientmeritata pausa, dove? Davanti alla macchina per il caffè. Naturalmente a volte siamo un po’ rumorosolaut, lärmendrumorosi… e  ci viene fatto notare in modo very british dai nostri colleghi inglesi, che affacciarsihier: heraustretensi affacciano dal loro ufficio, ci sorridono e chiudono la porta. Per noi è il segnale che dobbiamo abbassare la voceleiser sprechenabbassare la voce o, ancora meglio, tornare al lavoro. Essendo piuttosto vivaci, ci hanno messo vicino ai “calmoruhig, gelassencalmi” francesi, ma a una certa distanza dagli esuberanteüberschwänglichesuberanti spagnoli e sudamericani. Nel il tratto di corridoioFlurabschnitttratto di corridoio dove lavorano gli anglo-americani, qualcuno ha messo un il cartelloneSchildcartellone con su scritto “il territorio extra UeNicht-EU-GebietTerritorio extra Ue”. Ci divertiamo, certo, a prendersi in giro a vicendasich gegenseitig aufziehenprenderci in giro a vicenda, ma ci conosciamo bene e ci rispettiamo.

    No, la Spotlight non è il luogo adatto per coltivareanbauen, hier: pflegencoltivare pregiudizi e cliché, che tra l’altro vengono sistematicamente smentirewidersprechen, hier: widerlegensmentiti: ci sono tedeschi allegri, francesi simpatici, inglesi… inglesi, spagnoli che mangiano prestissimo, italiani pignolopedantischpignoli e puntuali e così via. Se dovessi  fare una carta d’Europa o del mondo basata sui pregiudizi, come ha fatto l’artista bulgaro Yanko Tsvetkov nel suo Atlas der Vorurteile (uno di quei libri classificati come “divertenti” ma “che fanno rifletterenachdenkenriflettere”), mi troverei in grande difficoltà.

    Pregiudizi di ieri

    Come mi segnala una collega, l’idea dell’artista bulgaro non è originalissimohier: ganz neuoriginalissima. Agli inizi del  XVIII il secoloJahrhundertsecolo circolarekursierencircolavano in Europa la tavolaTafeltavole illustrate in cui venivano riportati il pregioVorzugpregi e il difettoFehlerdifetti (soprattutto i secondi) dei popoli europei. Erano la raccoltaSammlungraccolte di stereotipi fondatohier: beruhenfondati più che sulla la conoscenzaBekanntschaft, Wissenconoscenza diretta, sul sentire comuneallgemeincomune. Com’erano visti gli italiani? Be’, essere consideratogeltenerano considerati infidounzuverlässiginfidi e astutolistig, gerissenastuti, gelosi, sagacescharfsinnigsagaci, lascivolüsternlascivi, amanti del denaro e prudentevorsichtig, umsichtigprudenti in guerra. Il tutto, però, in un paese “deliziosoreizvolldelizioso”. Su questo nessuno pare nutrire dubbiZweifel hegennutrire dubbi: l’Italia è bellissima! A quanto pare non ci si domandava, all’epoca, come mai una terra considerata come la la cullaWiegeculla della moderna civiltà europea, con città di uno splendore impareggiabileunvergleichlichimpareggiabile per la produzione artistica e scientificowissenschaftlichscientifica, fosse abitata da persone tanto orribili. Che genere di italiani poteva aver realizzato tutto questo? Certo non quelli descritti alla fine del il Seicento17. JahrhundertSeicento dal il monacoMönchmonaco benedettino Michel Germain, il quale, colpitobeeindrucktcolpito dalla decadenza di Roma, scriveva che nella capitale del cattolicesimo “on n’y pense qu’à campare”. Si riferiva forse allo stesso tirare a camparesich durchschlagentirare a campare, alla stessa l'ignaviaTrägheitignavia che ancora oggi rimproverarevorwerfenrimproveriamo alla nostra classe politica? E di sicuro non si tratta degli italiani di cui parla, nello stesso periodo, il il vescovoBischofvescovo anglicano Gilbert Burnet, che durante il suo viaggio in Italia non capacitarsibegreifensi capacitava della la povertàArmutpovertà della gente nel “richest country in Europe”. Un l'ossimoroOxymoronossimoro. Ma forse ha ragione Stefan Ulrich, che in un recente articolo uscito sulla Sueddeutsche Zeitung scrive che l’Italia viene volentieri compatirebemitleidencompatita e deridereauslachen, verspottenderisa dagli altri europei … Fast ist vergessen, dass dieses Land oft ein Vorbild Europas war, das die Menschen beeindruckte und anzog. Anche noi italiani, i peggiori il detrattoreSkeptiker, Verleumderdetrattori di noi stessi, ce ne dovremmo ricordare ogni tanto.

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