c’è modo e modoes gibt verschiedene WegeC’è modo e modo di “conoscere” una città. Quello migliore è, naturalmente, visitarla. Anche se al momento di ripartireabreisenripartire rendersi conto disich bewusst werdenci si rende sempre rendersi conto disich bewusst werdenconto di non aver “visto” molto e che per farlo ci sarebbe voluto più tempo. Quante volte abbiamo detto o sentito dire: “Per conoscere una città bisognerebbe viverci almeno un paio d’anni”? Pochi giorni sono appena sufficienteausreichendsufficienti per farsi un’idea superficialeoberflächlichsuperficiale: uno splendido palazzo, una bella statua, una vedutaAussichtveduta suggestivostimmungsvollsuggestiva, ottimo cibo. Quello che resta non è che una bella raccolta di aggettivi, qualche il ricordoErinnerungricordo e alcune un centinaioetwa hundertcentinaia di foto. Quasi sempre ci basta, o meglio, ce lo facciamo bastare. Eppure ci sono luoghi per i quali una visita, sia pure elettrizzante, piacevole ed emozionanteaufregendemozionante, proprio non è abbastanzagenugabbastanza. Prendete Roma, la Città eterna, la città dei il cesareCäsar, Kaisercesari e dei papi, del Colosseo e del Vaticano, dei grandi palazzi e delle antiche rovine, del sublimekultiviertsublime Rinascimento e del Barocco trionfante. Roma è una città tanto straordinariamente bella quanto complessa e piena di contraddizioni, è come uno splendido frutto di cui, al massimohöchstensal massimo, abbiamo annusareriechenannusato la la scorzaSchalescorza. La la polpahier: Kernpolpa di Roma sta nelle mille piccole e grandi storie che le pietre dei suoi palazzi, il marmo dei suoi monumenti, lo splendore delle sue piazze sono capaci di raccontare. Prima di partire, un giro in città io lo faccio sui libri, proprio a caccia diauf der Suche nacha caccia di quelle storie. E più sono lontane dalla storia cosiddetta “ufficiale”, più sono interessanti e permettereermöglichenpermettono di affondareversenkenaffondare i denti nella polpa di quello splendido frutto e di aggiungere al profumo, finalmente, il sapore della città. Ve ne voglio raccontare alcune: in parte vi stupiranno, altre le riconoscerete e magari, incuriosireneugierig machenincuriositi, vi metterete a vostra volta alla ricerca. Anche questo è un modo di viaggiare, che non solo non esclude l’altro, ma lo completarevervollständigencompleta. Una cosa è certa: quando ci andrete, o ci ritornerete, Roma non vi sembrerà più solo la città più bella del mondo, ma molto, molto di più.
La Venere che incantarever-, bezaubernincantò il mondo
Il quartiere di Trastevere non è sempre stato quello che è oggi, ovvero uno dei rioni più belli di Roma, con i suoi il vicoloGassevicoli, le sue piazzette, i suoi palazzi colorati e ornati da rigogliosoüppigrigogliose la pianta rampicanteKletterpflanzepiante rampicanti. Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, Trastevere è un quartiere più che popolare, un luogo in cui trovano il rifugioZufluchtrifugio le famiglie che, lasciarehinter sich lassenlasciata la la miseriaElendmiseria delle campagne, sempre più numerose cercano fortuna in città. Roma, da poco unita al neonato Regno d’Italia e con la prospettiva di diventarne la capitale, è in quest’epoca una città in piena trasformazione e ricca di opportunità.
Ne è convinto anche l’ex l'assistente (m.) edileBaugehilfeassistente edile Florindo Cavalieri, che alla fine del 1874 arriva a Roma con la moglie Teonilla e la figlioletta Natalina, ancora in fascein Windelnin fasce. La famiglia stabilirsisich niederlassensi stabilisce in Via del Mattonato 17, nel cuore di Trastevere. Le cose però non vanno bene. Florindo non trova di meglio che vendere olive a Villa Borghese, mentre la moglie arrangiarsisich durchschlagensi arrangia con il lavoretto saltuarioGelegenheitsjoblavoretti saltuari. Il pane non manca, ma è dura, tanto che anche Natalina, appena può, deve dare una mano. Tutti la chiamano Lina. Aiuta le la sartaSchneiderinsarte, vende la violettaVeilchenviolette agli angoli delle strade, piega i giornali in una tipografia. Per rendere sopportabileerträglichsopportabili giornate che sembrano non finire mai, Lina canta. È solo una bambina, ma è già bellissima. La sua voce è gradevoleangenehmgradevole, tanto da attirare l’attenzione di un vicino di casa, insegnante di musica, che si offre di insegnarle il canto. È il primo passo verso un il destinoSchicksal, Zukunftdestino doratogoldendorato, che farà della piccola Lina una star di livello mondiale. A 14 anni canta già in piccoli teatri. L’l'impresarioImpresario, Agentimpresario Nino Cruciani la nota e Lina debutta nei caffè concerto più in vogaangesagtin voga del momento, come il Grande Orfeo o il Diocleziano. Dopo le esibizioni al Salone Margherita, il locale più importante di Roma, la sua carriera non conosce ostacoli. Ha 21 anni e una bellezza conturbanteaufregendconturbante. D’Annunzio la definisce “la massima la testimonianzaZeugnistestimonianza di Venere in terra”. Parigi, Londra, il mondo intero. Lina è la regina della Belle époque. Nel 1900 fa il grande salto nel mondo della lirica. Canta nei più famosi teatri del mondo a fianco di grandi cantanti come Enrico Caruso. È una delle donne più belle e desideratobegehrtdesiderate del mondo.
I suoi l'ammiratoreVerehrerammiratori la coprono di doni e riceve oltre 800 la proposta di matrimonioHeiratsantragproposte di matrimonio. Sette lo spasimanteVerehrerspasimanti respintozurückgewiesenrespinti suicidarsisich umbringensi suicidano. L’aristocrazia di mezza Europa è disposta a fare folliedie verrücktesten Dinge machenfare follie pur di starle accanto. La sua la vita amorosaLiebeslebenvita amorosa è turbolenta. Si sposa quattro volte e tra i suoi mariti si contano un principe russo e un miliardario americano. Dopo la lirica, si dedica al cinema, recitando in ben sette film. Il tempo passa, la bellezza sfiorirevergehensfiorisce e Lina ritirarsisich zurückziehensi ritira dalla vita pubblica. Vive gli ultimi anni in una villa nei pressi della sua città preferita: Firenze. Il 7 febbraio del 1944, dal cielo piovono le bombe dei bombardieri alleati. Uno degli l'ordignoSprengkörperordigni colpisce la villa di Lina e per lei non c’è lo scampoEntrinnenscampo. Muore così, a 70 anni, quella che era stata la donna più bella del mondo.
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