Il primo il doposcìAprès-Ski-Schuhedoposcì è come il primo bacio: non si scordare(etw.) vergessenscorda mai. Il fatto è che i Moon Boot non sono solo stati i miei primi lo scarponeSchi-, Bergschuhscarponi doposcì, quelli a cui sono legareverbindenlegati tutti i il ricordoErinnerungricordi che ho di me sulla neve, ma i primi doposcì in assoluto: nel mondo intero, intendo. Fino alla loro l’apparizione f.Auftauchenapparizione sul mercato, all’inizio degli gli anni (pl.) SettantaSiebzigerjahreanni Settanta, l’unica cosa vagamente simile l’aveva indossata Neil Armstrong quando, nel 1969, sbarcarelandensbarcò sulla luna. Tra colorodiejenigencoloro che quel 20 luglio erano incollareklebenincollati alla televisione c’era Giancarlo Zanatta, un l’imprenditore m.Unternehmerimprenditore veneto che a Montebelluna, in provincia di Treviso, aveva fondaregründenfondato Tecnica, un’l’aziendaUnternehmenazienda che muoveva i primi passi proprio nella produzione di scarponi da sci. Mentre tutti erano rapireentführen, hier: fesselnrapiti dall’incredibile l’impresaUnterfangenimpresa dell’Apollo 11, il signor Zanatta fu conquistato dalle scarpe dell’astronauta americano. Gli venne così l’idea di creare le prime scarpe non per sciare, ma per “camminare” sulla neve, e le immaginaresich vorstellenimmaginò morbide e leggere, proprio come quelle di Neil Armstrong. Nacquero i Moon Boot, destinati, nel giro di pochi anni, a diventare un fenomeno di massa, un oggetto di culto, la cui l’unicitàEinzigartigkeitunicità, in quanto “l’operaWerkopera creativa dotatoausgestattetdotata di il valore artisticokünstlerischer Wertvalore artistico”, è stata persino riconosciuta dal il tribunaleGerichtTribunale di Milano nel 2016. Del resto già il Museo del Louvre, moltissimi anni prima, aveva esposto i Moon Boot tra i 100 simboli del design del XX il secoloJahrhundertsecolo.
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