L’isola del Giglio

sentirsi addossoam eigenen Leib wahrnehmenMi sento addosso l’odore del mare, quando penso all’isola del Giglio. Se poi chiudo gli occhi, rivedo la luce accecantegrellaccecante della campagna bruciata dal sole, i il vitignoRebsortevitigni Ansonica e le la ginestraGinsterginestre; mi pare addirittura di sentire il rumore cadenzatorhythmischcadenzato di lo zoccoloHufzoccoli prodotto dagli asini quando avanzarevorwärtskommenavanzano sui sentierini che inerpicarsi susich hinaufschleppensi inerpicano su per la montagna, a piccosteil übera picco sul mare. Certo, un pensiero rispettoso va alle la vittimaOpfervittime della Costa Concordia, naufragareuntergehennaufragata proprio di fronte a queste la spondaUfersponde, ma di sicuro non sono fra coloro che praticano quella strana forma di turismo che insegue le catastrofi. Per me il Giglio è un paradiso, il posto dove per la prima volta ho visto i delfini saltare.

La mia amica Susanna, come tante famiglie della la Roma benerömische High SocietyRoma bene, ha una casa a Porto Santo Stefano e andarci con gli amici è sempre un piacere. Da Roma, un treno porta dritto al bel mare toscano e il biglietto costa pochi euro.

Qualche tempo fa, abbiamo deciso di concedersisich gönnenconcederci una gita all’isola del Giglio. Era il mese di aprile, un po’ fuori stagione, il periodo ideale per godersigenießengodersela senza troppi turisti. Ci siamo alzati di buon'orafrüh morgensdi buon’ora, dato che il traghetto parte da Porto Santo Stefano la mattina presto, e abbiamo attraversato il mercato del pesce, salutando i pescatori davanti ai loro chioschi appena aperti, pieni di merce freschissima. Dopo aver assaporarekostenassaporato cornetto e cappuccino in una pasticceria, siamo saliti sul traghetto che in un’ora ci avrebbe portati a destinazione. Seduta sul ponte, guardavo il mare farsi sempre più grande e i il gabbianoMöwegabbiani che planaregleitenplanavano sull’acqua.