Come sta la lingua italiana? accogliereaufnehmenAccoglie parole nuove, le fare proprio qc.sich zu eigen machenfa proprie e le trasforma, dunque sembra essere in ottima forma, viva e creativa. In questo Speciale fare il punto della situazioneBilanz ziehenfacciamo il punto della situazione partendo proprio dall’inizio. Sapevate che l’l’atto di nascitaGeburtsurkundeatto di nascita della lingua italiana è il Placito di Capua del 960 d.C.? Non mancano poi i il parereMeinungpareri degli esperti: Stefano Jossa, docente universitario, ci spiega perché la lingua italiana è la più bella del mondo e le canzoni “grammaticali” di Lorenzo Baglioni, un insegnante molto speciale, aiutano a riflettere sulla lingua in modo alternativo. Nessuno è perfetto, quindi preparatevi a scoprire gli errori più comuni degli italiani. E per finire, abbiamo scelto alcune parole che gli italiani hanno mettere nel dimenticatoiovergessenmesso nel dimenticatoio e altre che, invece, sono nate da poco.
Viva l’italiano! L’italiano essere vivolebenè vivo, anzi, vivissimo: negli ultimi 20 anni è cambiato più che nei quattro secoli precedenti, diventando una lingua davvero democratica, comune a tutta la Penisola come non era mai accaduto prima. Già negli anni Cinquanta la televisione aveva aiutato a completare l’opera di uno dei più importanti scrittori italiani, Alessandro Manzoni (1785-1873), creando e diffondendo una sola lingua dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. Sembra un paradosso, ma è proprio così: attraverso le “le signorine buonaseraAnsagerinnen der TV-Programmesignorine buonasera” degli anni Sessanta, passando perAllegria!(wörtl.) Fröhlichkeit!; typ. Ausruf Bongiornos Allegria! del presentatore Mike Bongiorno negli anni Settanta, fino ad arrivare agli gli inciuci pl.Machenschafteninciuci della politica, all’l’abbioccoMüdigkeitsanfallabbiocco e alla la bufalaEnte, Falschmeldungbufala, che da Roma sono risalirehier: sich verbreitenrisaliti fino al Trentino, si è costruito un unico italiano, diffuso in tutto il paese e condiviso da tutti.
All’inizio del secolo scorso, il nostro ciao era un saluto che si sentiva solo nell’Italia del Nord. Entrato nelle canzoni e perfino nei trasporti (con un il motorinoMofamotorino che porta proprio quel nome), in pochi il decennioJahrzehntdecenni ha oltrepassareüberschreitenoltrepassato i confini dell’Italia divenendone il simbolo. Poi, come osservava Pierpaolo Pasolini (1922-1975), l’italiano comune è diventato quello delle “cose nuove”, degli oggetti con cui la tecnologia ci ha reso semplice la vita: per il frigorifero, la lavatrice o la televisione c’erano le stesse parole, da Trieste ad Agrigento. Ma non sono cambiati solo i vocaboli: altri piccoli il mutamentoÄnderungmutamenti hanno dato un volto nuovo all’italiano di oggi. Il passato remoto è sempre meno usato. Egli è diventato sempre più raro, sostituito al più immediatounmittelbarimmediato lui. Non parliamo di ella, ormai quasi introvabile, sostituito da lei. E mentre nella televisione degli anni Sessanta la la dizioneAussprachedizione doveva essere perfetta e il linguaggio formale, oggi la tolleranza per gli accenti regionali è molto maggiore: il il romanescorömischer Dialektromanesco viaggia per l’Italia intera e le la parolacciaSchimpfwortparolacce sono sdoganarezulassen, erlaubensdoganate già in “la prima serataVorabendprogrammprima serata”. Un italiano diverso, più rilassato e contaminareverunreinigencontaminato.
Gli lo strafalcionegrober Fehlerstrafalcioni più comuni
Il 71% degli italiani (7 su 10) litigareauf Kriegsfuß stehenlitiga con la grammatica e con l’l’ortografiaRechtschreibungortografia. Accenti e apostrofi che saltarewegfallensaltano o vengono messi al posto sbagliato, lo scivoloneAusrutscherscivoloni sui congiuntivi e uso incerto delle la doppiaDoppelbuchstabedoppie mettono tanti a dura prova. Scopriamo insieme quali sono i classici errori degli italiani quando parlano e, soprattutto, quando scrivono.
1. QUAL’ È
Si scrive senza l’apostrofo → qual è (qual era).
2. UN PÒ
Il il troncamentoApokopetroncamento di poco si segnala con l’apostrofo e non con l’accento → un po’.
3. UN AMICA
Davanti a tutte le parole femminili che iniziano con vocale l’articolo indeterminativo si scrive con l’apostrofo → un’amica.
4. PROPIO
La forma corretta dell’avverbio (o aggettivo) è con una r in più → proprio.
5. SE AVREI PIÙ TEMPO, FAREI DELLO SPORT
Nel il periodo ipoteticoBedingungssatzperiodo ipotetico della possibilità, l’ipotesi introdotta da se è sempre seguita dal congiuntivo imperfetto e non dal condizionale → Se avessi…
6. OBLICUO, EVAQUARE, INNOQUO
Cu e qu hanno un il suonoLautsuono identico e vengono spesso confondereverwechselnconfusi nella scrittura. Si scrive → obliquo, evacuare, innocuo.
7. DACCORDO
Si scrive con l’apostrofo, perché c’è un’l'elisione (f.)Aufhebungelisione: di accordo → d’accordo.
8. LUCIA CI DA I BIGLIETTI DEL CONCERTO
La terza persona singolare del presente indicativo del verbo dare si scrive con l’accento → dà.
9. PIÙ MEGLIO
Meglio è il comparativo di bene, quindi è sbagliato ripetere più. È corretto → Oggi mi sento meglio.
10. PENSAVO CHE LUCA DASSE/STASSE…
La terza persona singolare del congiuntivo imperfetto dei verbi dare e stare è → desse, stesse.
11. ACCELLERARE
La grafia corretta è con una sola l → accelerare.
12. NE QUESTO NE QUELLO
La congiunzione negativa si scrive sempre con l’accento acuto → né.
13. SI, CI VEDIAMO DOMANI
L’avverbio di l'affermazione (f.)Bestätigungaffermazione si scrive con l’accento grave → sì.
14. OGGI VEDO LAURA E GLI DICO TUTTO
Il pronome gli si riferisce a un soggetto maschile (= a lui, a Marco). Il pronome indiretto femminile singolare invece è → le (= a lei, a Laura).
Erfahren Sie mehr über die Lage der italienischen Sprache im Spezial La lingua italiana oggi in der Adesso-Ausgabe 11/2019!
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