Pochi lo sanno, nessuno ci pensa, ma dietro a un bel piatto di spaghetti al pomodoro si può nascondere una brutta storia di lo sfruttamentoAusbeutungsfruttamento.
Non è tutto “oro rosso” quello che luccicareglänzenluccica
Ogni anno, durante la stagione estiva, solo in Puglia e Basilicata sono circa 20.000 le persone che raccogliereerntenraccolgono, in il turnoSchichtturni massacrantestrapaziösmassacranti e terribili condizioni di lavoro, i pomodori che finiscono sulle nostre tavole, per un il compensoVergütungcompenso che va dai 2 ai 3,5 euro per un il cassone(große) Kistecassone da tre il quintaleDoppelzentnerquintali. Contro questo lo stato di coseZustand, Sachverhaltstato di cose si battono da anni i il sindacatoGewerkschaftsindacati e alcune l’associazione f.Verein, Organisationassociazioni no profit come Diritti a sud, Netzanet-Solidaria e Osservatorio Migranti Basilicata/Fuori dal Ghetto. Sono loro ad aver dare vitains Leben rufendato vita al progetto Sfruttazero, che dà la possibilità a migranti e italiani, il braccianteTagelöhnerbraccianti, il contadinoBauercontadini e il disoccupatoArbeitsloserdisoccupati, di associarsi per produrre e vendere la salsa di pomodoro lavorando con le la tutelaSchutztutele sindacali e salarialein Bezug auf den Lohnsalariali garantite per legge a ogni lavoratore, dunque a “sfruttamento zero”.
L’etichetta delle bottiglie di pomodoro Sfruttazero riporta i volti dei “contadini liberi” che partecipano all’iniziativa. Come ha spiegato Paolo Calabrese, dell’associazione pugliese Diritti a Sud, “nella lotta allo sfruttamento abbiamo voluto metterci la faccia”. Una bottiglia di pomodoro da 520 g costa 3 euro.
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