La storia della cucina italiana è fatta di piccole e grandi rivoluzioni, spesso legatoverbundenlegate a grandi cambiamenti sociali ed economici. Partendo da questa la premessaEinleitungpremessa, alcuni anni fa, durante un’intervista, ho chiesto al professor Alberto Capatti, uno dei più preparati storici della cucina e della gastronomia italiana: “Quale sarà la prossima la svoltaWendesvolta?” Lui ha risposto: “La cucina regionale italiana nel mondo”. Più che una previsione, quella del professore era la semplice la constatazioneFeststellungconstatazione di un movimento già in attoim Gangein atto. La cucina regionale, meglio ancora, quella locale, stava lentamente conquistareerobernconquistando il mondo, a cominciare dalle grandi città. Oggi a Monaco, Berlino, Vienna, Parigi o Londra, è sufficienteausreichendsufficiente guardarsi intorno per accorgersi che il ristorante genericamente “italiano” sta lasciando il posto a quello emiliano, pugliese, siciliano, sardo e via dicendo. E i clienti apprezzarewertschätzenapprezzano, eccome!und wie!eccome! Alcuni piatti della cucina locale hanno riscuotere successoErfolg habenriscosso un tale riscuotere successoErfolg habensuccesso all’estero da essere entrati a far partedazugehörenfar parte della dieta quotidiana in molti paesi. In varie la classificaRanglisteclassifiche pubblicate in Germania, tra i piatti preferiti dai tedeschi troviamo ai primi dieci posti la pizza e gli “spaghetti bolognese” (che in realtà di italiano hanno ben poco. Son apprezzati anche gli spaghetti al pesto, la caprese, la fiorentina (nel senso della la bisteccaSteakbistecca). E naturalmente la “carbonara”, alla quale negli anni Ottanta (per la precisione nel 1982) gli Spliff hanno addirittura dedicato uno dei loro brani di maggior successo, rimasto per 23 settimane nei primi posti nella classifica dei singoli più venduti in Germania, diventando quello che oggi chiameremmo un vero il tormentoneOhrwurm, Hittormentone.
Un successo, quello della cucina regionale e locale italiana, che si deve a molti fattori socio-economici, al marketing, ma soprattutto alla bontà oggettiva dei piatti, che portano con sé anche il “sapore” del luogo in cui sono nati. Il carattere burberounwirschburbero e sincero di Roma si ritrova nella carbonara o in una filanteFäden ziehendfilante cacio e pepe, la generosogroßzügiggenerosa allegria di Napoli rivive in piatti come pasta e patate, per non dire della fantasia partenopeoneapolitanischpartenopea, ricreata dalla strepitososensationell, tollstrepitosa calamarata allo scoglio. E quella delizia impanata della cotoletta alla milanese non tradirehier: erkennen lassentradisce forse un po’ del temperamento asburgico dei milanesi? Per non parlare della storia e delle curiosità che “condirewürzencondiscono” ogni piatto, rendendolo ancora più speciale.
Per questo, nelle pagine che seguono, ci siamo sentiti di dire GRAZIE ad alcune delle città che hanno regalato agli italiani, e al mondo, i piatti più buoni della tradizione culinaria globale… esageratoübertriebenEsagerato? Sì, forse un po’. Magari mi sono lasciato trasportaremitreißentrasportare, ma insomma, provare per credereProbieren geht über Studierenprovare per credere e soprattutto… buon appetito.
Grazie Napoli
Di forma cilindrica, liscioglattlisci o rigatogerilltrigati, i paccheri assomigliano ai rigatoni, ma sono molto più grandi. Il loro il condimentoSoßecondimento ideale è il sugo semplice, ma si mangiano anche con il ragù. Consumati ormai in tutta Italia, sono nati a Napoli. Un tempo venivano considerati la pasta dei poveri, perché ne bastava un paio per riempirefüllenriempire il piatto. In dialetto, la parola pacchero significa “lo schiaffoOhrfeigeschiaffo” e infatti i paccheri sono chiamati anche schiaffoni. In realtà il termine pacchero derivaresich ableitenderiva dalle parole greche pas, che significa “tutto”, e keir, che significa “mano”, dunque letteralmente “a mano pienamit voller Handa mano piena” e da qui “schiaffo”. Ma c’è un altro motivo che collega questa pasta a gli schiaffi: quando si versano nel piatto insieme al condimento, i paccheri emetterevon sich gebenemettono un suono particolare che assomiglia proprio a uno schiaffo.
Il poeta Giacomo Leopardi non amava i paccheri, tanto da definirli “pasta degli stupidi”.
PACCHERI AL SUGO
Ingredienti per 4 persone
· 500 g di paccheri
· 500 g di pomodori pelati
· 1 lo spicchio d’aglioKnoblauchzehespicchio d’aglio
· olio extravergine d’oliva
· sale
Preparazione
versaregeben, gießenVersate tre cucchiai di olio in una padella, aggiungerehinzugebenaggiungete l’aglio e fatelo rosolareanschwitzenrosolare. Togliete l’aglio, aggiungete i i pomodori pelatigeschälte Tomate aus der Dosepelati e salate. Fate cuocere a fiamma bassa finché il sugo non si è rapprendersieindickenrappreso. Una seconda versione del sugo può essere peparata mettendo in una casseruola pomodori pelati, sedano, carote e cipolla, tagliati a pezzetti, un un pizzicoPrisepizzico di sale grosso e un cucchiaio di olio d’oliva. Fate cuocere a fuoco basso per circa 45 minuti, poi passarehier: pürierenpassate la salsa con il mixer.
Cuocete i paccheri in acqua salata. scolareabgießenScolateli al dente e condite con uno dei due sughi.
In der Adesso-Ausgabe 14/19 finden Sie sieben weitere regionale Köstlichkeiten der italienischen Küche: carpaccio, grissini, risotto alla milanese, cacciucco alla livornese, carciofi alla giudia, orecchiette alle cime di rapa und tortellini in brodo!
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